Karma e Meditazione nel Sāmkhya Darśana e nello Yoga Darśana

30.01.2018

Approfondimento filosofico sull'incontro tra le due scuole Sāmkhya e Yoga legate al libro "Yoga, un amore maturo" di Nadia Berti con intervista ad Alberto Camici

Le analogie tra il Sāmkhya Darśana e lo Yoga Darśana le potete trovare anche voi in una lettura dei testi di riferimento. Queste analogie ovviamente sono ricchissime e non è una scoperta il fatto che queste due scuole siano in sintonia, altrimenti non sarebbero entrambe ortodosse, non sarebbe accoppiate e non sarebbero in linea con le altre 4 scuole, quando invece abbiamo già detto che i sei punti di vista fanno riferimento ad un'unica verità riconosciuta che è quella originaria dei Veda. Ciò nonostante riporto qui una serie di versetti scelti e messi in parallelo dallo Yogasutra e dal Sāmkhya Karika, il tema da me scelto in questo caso è quello della meditazione e del karma. Invito chiunque a prendere i testi e leggerli, farsi una propria opinione, trovare i propri collegamenti, non solo con altri testi ma anche e soprattutto con la vita quotidiana, spogliamo laddove possibile questi testi del loro simbolismo e dei loro riferimenti allegorici, riportando il testo e la sua profondità alla vita di ognuno di noi. Immaginiamo di essere uno di quei discepoli ai piedi del maestro che ascoltano dalla viva voce gli insegnamenti, questo non può che essere reale e quotidiano... solo che noi abbiamo allontanato questa abitudine e la rileghiamo solo nel mondo delle fiabe e dei misteri, ma perché non ricordare che erano reali incontri e scambi umani? Ad ognuno le sue deduzioni.

Sul Karma e sulla meditazione Samkhyakarika versetti dal 63 al 69

63. La natura lega se stessa da se medesima per via di sette forme; per mezzo di un'unica forma si libera, compiendo così il fine dell'anima.

Le sette forme sono: virtù, distacco, potere, vizio, ignoranza, attaccamento e mancanza di potere.

64. Così, grazie all'esercizio sui principi nasce una conoscenza la quale, atteso che (uno si dice): "Io non sono; nulla è mio; questo non sono io", è totale: questa conoscenza, non dandosi errore, risulta unica e pura.

Ovvero, grazie al procedimento della meditazione sui 25 principi (esposti precedentemente) si riflette: "questa è la natura, questa l'anima, questi sono i 5 elementi sottili, questi i sensi e gli elementi grossi, in virtù di tutto ciò sorge la conoscenza dell'anima.

65. In virtù di ciò l'anima, che se ne sta raccolta in se stessa al proprio posto come uno spettatore, vede la natura che ha cessato di essere produttiva e che risulta svincolata dalle sette forme per avere alfine compiuto il fine dell'anima.

La natura ha cessato di essere produttiva, ovvero ha cessato di avere come effetti l'intelletto, il senso dell'io, etc. L'anima vede la natura svincolata dalla sette forme, cioè da quelle forme per mezzo delle quali la natura lega se stessa.

66. (L'anima), una, è indifferente come uno spettatore di teatro; (la natura), una cessa la sua attività, quando sa di essere stata vista. Malgrado il contatto esistente tra i due, non sussiste movente alla creazione.

Per "una" si intende pura e liberata. Doppio è il movente della creazione: l'apprensione degli oggetti dei sensi e l'apprensione della differenza tra gli elementi costitutivi e l'anima. Essendo entrambi questi scopi raggiunti non c'è più movente per la creazione o meglio per una nuova creazione.

67. Ottenuta la perfetta conoscenza, la virtù e le alte forme divengono improduttive, tuttavia per effetto degli impulsi karmici il corpo permane ancora, così come accade con movimento della ruota.

Anche se tali forme divengono improduttive il corpo, a causa degli impulsi karmici, permane ancora. Ma perché la perfetta conoscenza non distrugge anche la virtù e il vizio della vita presente? Perché sono presenti: sono distrutte subito dopo. Tutto il karma futuro viene bruciato dalla conoscenza. Venuto meno il corpo, con l'eliminazione degli impulsi karmici è raggiunta la liberazione.

68. Avvenuta la separazione del corpo e avendo la natura, poiché il suo fine è compiuto, cessato l'attività, l'anima perviene all'isolamento assoluto e definitivo.

Per isolamento si intende liberazione., dovuta allo stato di astrazione della materia.

69. Questa segreta conoscenza intesa a compiere il fine dell'anima e nella quale sono considerate nascita, durata e dissoluzione degli esseri è stata rettamente esposta dal sommo veggente.

Il sommo veggente: Kapila.

Sul Karma: Yogasūtra Cap. 2 versetti dal 12 al 17

12. Il "ricettacolo delle opere" ha la sua radice in questi ostacoli che recano sofferenza, e la loro esperienza si ha in questa vita visibile, o nella vita invisibile.

Ricettacolo delle opere: la somma totale dei Samskara. Sia pensieri felici che infelici sono detti ostacoli che recano sofferenza, perché alla lunga anche questi portano sofferenza. Ogni felicità che viene dai sensi alla fine porta sofferenza, ogni godimento ci renderà assetati di maggior godimento.

13. Essendoci la radice, sopraggiunge la fruizione (in forma) di specie, vita, ed esperienza di piacere e dolore.

Le radici, le cause, i samskara essendoci manifestano e danno forma agli effetti. Dileguandosi, la causa difviene effetto; l'effetto divenendo più sottile si fa causa dell'effetto successivo.

14. Essi fruttano piacere o sofferenza, causati da virtù o da vizio.

15. Per colui che discrimina, tutto è, per così dire, doloroso in ragione del fatto che ogni cosa porta sofferenza, sia come conseguenza o anticipazione di perdita di felicità, sia come nuova brama sorgente dalle impressioni di felicità, ed anche come effetto del contrapporsi delle qualità.

Gli Yogi dicono che l'uomo che ha poteri discriminanti, l'uomo di buon senso, vede attraverso tutto quanto è chiamato piacere o dolore riconoscendo che essi sopraggiungono per tutti, e che l'uno consegue all'altro e con l'altro si confonde; e vede che gli uomini seguono un fuoco fatuo per tutta la loro vita, e non riescono mia ad adempiere i loro desideri.

16. La miseria che non è ancora sopraggiunta dev'essere evitata.

Alcuni Karma li abbiamo già esauriti, altri li stiamo esaurendo ora nel presente, e altri stiamo aspettando che portino frutto in futuro. Il primo è passato e andato, il secondo dovremo esaurirlo, è solo il terzo che noi possiamo conquistare e controllare.

17. La causa di ciò che dev'essere evitato è la congiunzione del veggente (del soggetto) e del visto (dell'oggetto).

Il veggente è il Purusa, il Sé dell'uomo. Il visto è il complesso della natura, a partire dalla mente fino alla materia grossolana. Tutti i piaceri e i dolori sorgono dalla congiunzione tra il Purusa e la mente. Il Purusa è puro: è quando è congiunto alla natura che per riflesso sente piacere o dolore.

Sulla meditazione: Yogasūtra Cap. 1 versetti dal 12 al 14 e dal 28 al 40

12. Il controllo delle funzioni mentali (vŗitti) si ha con la pratica e il non attaccamento.

13. Il continuo sforzo per mantenerle (le vŗitti) perfettamente a freno è la pratica.

La pratica è il tentativo di frenare la mente in forma di citta, di impedire il suo disperdersi in onde.

14. Essa diviene fermamente radicata per mezzo di lunghi costanti sforzi condotti con grande amore (per il fine che bisogna raggiungere).

28. La ripetizione di ciò (Aum) e la meditazione sul suo significato sono la via.

Quando le vibrazioni del citta si placano, le sue vibrazioni molecolari continuano, mentre quando ricevono impulso emergono di nuovo. Possiamo ora intendere quale sia il significato della ripetizione. E' il massimo stimolo che possa essere dato ai samskara spirituali.

29. A partire da ciò si ottengono la conoscenza della introspezione, la distruzione degli ostacoli.

30. Malattia, pigrizia mentale, dubbio, mancanza di entusiasmo, letargia, attaccamento ai godimenti sensoriali, falsa percezione, concentrazione inconseguente, e caduta dallo stato quanto ottenuto, sono le distrazioni ostacolanti.

31. Afflizione, angoscia mentale, tremore del corpo, respirazione irregolare, sono associati al non mantenimento della concentrazione.

Quando la pratica è stata indirizzata male, o non abbastanza controllata, sopravvengono questi disturbi. La ripetizione dell'Aum e l'arrendersi al Signore rafforzeranno la mente, e porteranno energia nuova. I tremori nervosi verranno quasi a tutti, non fateci caso e proseguite con la pratica, la pratica li curerà e renderà stabile la posizione.

32. Per rimediare a ciò, dovrebbe essere attuata la pratica di un solo soggetto.

33. Amicizia, pietà, gioia e indifferenza, quando siano richiamate alla mente relativamente a soggetti corrispondenti, cioè felice, infelice, buono e cattivo, pacificano il citta. (cioè si instaura la serenità mentale)

34. Con l'espellere e trattenere il Respiro. (Prana)

35. Quelle forme di concentrazione che portano percezioni sensoriali straordinarie producono perseveranza della mente. (Dhāranā)

36. O con la meditazione su la Luce Fulgida, che è al di à da ogni pena.

37. O con la meditazione sul cuore che ha abbandonato tutti gli attaccamenti agli oggetti sensoriali.

Meditazione su un guru, un santo.

38. O col meditare sulla conoscenza che sorge nel sonno.

39. O con la meditazione su qualunque cosa da cui si sia attratti in quanto buona.

40. La mente dello Yogī che così medita, diviene libera da ostacoli dall'atomico fino all'infinito. (Dall'estremamente piccolo all'estremamente grande).

Nadia Berti - 329/4669540 - yogazione@gmail.com
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